Dal 28 agosto al 7 settembre, il Lido di Venezia si è trasformato ancora una volta nel cuore pulsante del cinema mondiale. La 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, diretta da Alberto Barbera, ha confermato la sua natura bifronte: da un lato la vetrina glamour per registi e star internazionali, dall’altro laboratorio culturale, riflessivo e audace, capace di anticipare tendenze e premiare il coraggio narrativo.
Quest’anno la madrina è stata l’attrice Sveva Alviti, mentre la giuria internazionale è stata presieduta da Isabelle Huppert. Un’edizione che ha riunito la Hollywood più sofisticata, la nuova generazione del cinema europeo e le promesse del cinema d’autore provenienti da ogni parte del mondo.
I PREMI PRINCIPALI
Il Leone d’Oro per il Miglior Film è andato a The Room Next Door di Pedro Almodóvar, primo film girato interamente in lingua inglese dal regista spagnolo, con protagoniste Tilda Swinton e Julianne Moore. Un’opera intima, malinconica, girata quasi interamente in interni, che riflette sulle relazioni familiari, sull’abbandono e sul linguaggio dell’anima. Una standing ovation di 18 minuti ha consacrato questo ritorno in grande stile di un autore già amatissimo a Venezia.
Il Leone d’Argento – Gran Premio della Giuria è stato assegnato a Vermiglio di Maura Delpero, film italiano fortemente poetico, che indaga il rapporto tra memoria e maternità in un’ambientazione sospesa tra sacro e profano.
Il Leone d’Argento per la Miglior Regia è andato all’americano Brady Corbet per The Brutalist, film denso e ambizioso che intreccia architettura e identità attraverso una narrazione visiva potente e stilizzata.
Le Coppe Volpi sono andate a due interpreti d’eccezione:
Il Premio Speciale della Giuria è stato assegnato a April di Dea Kulumbegashvili, film georgiano potente e contemplativo, mentre il Premio per la Miglior Sceneggiatura è andato a I’m Still Here di Murilo Hauser e Heitor Lorega.
Il Premio Marcello Mastroianni per la rivelazione giovane è stato assegnato a Paul Kircher, interprete sensibile e magnetico di And Their Children After Them.
Infine, i Leoni d’Oro alla Carriera sono stati consegnati a due figure simbolo del cinema moderno: il regista australiano Peter Weir e l’attrice statunitense Sigourney Weaver, celebrati in due commosse ovazioni che hanno unito pubblico e critica.
ATMOSFERA, TEMI, TENDENZE
Il Festival di Venezia 2024 si è distinto per una programmazione compatta e coerente, con opere che hanno privilegiato l’introspezione, la memoria, la fragilità dei legami e le identità fluide. Il ritorno di Pedro Almodóvar ha segnato un momento di grande emozione collettiva, tanto atteso quanto simbolico: il maestro spagnolo ha finalmente conquistato il Leone d’Oro, un riconoscimento che sembrava dovesse arrivare da anni.
La presenza italiana si è fatta sentire con forza, grazie a Vermiglio, che ha raccolto consensi unanimi e ha dato voce a un cinema femminile capace di scavare nel vissuto con poesia e precisione narrativa.
Molto apprezzato anche il lavoro di Brady Corbet, autore ormai maturo, che con The Brutalist si è confrontato con l’estetica del modernismo e l’alienazione dell’individuo contemporaneo.
Il filo rosso che ha attraversato l’intera edizione è stato quello della metamorfosi: sociale, estetica, linguistica. Dai drammi familiari ai racconti di marginalità, dai documentari ai corti sperimentali, la Mostra ha premiato un cinema riflessivo e radicale, più interessato a porre domande che a fornire soluzioni.
IL RED CARPET
Grande ritorno anche della moda e dello stile: il tappeto rosso ha brillato tra haute couture e audacia. Nicole Kidman ha incantato in abiti dal taglio scultoreo, mentre Sigourney Weaver ha dato prova di classe e sobrietà. Lady Gaga ha rubato la scena con una spettacolare apparizione in Dior, e Angelina Jolie ha dominato la scena con un look ispirato alla Grecia classica.
La presenza di giovani star e registi emergenti ha reso il red carpet più fluido e trasversale che mai, segnando una contaminazione generazionale ben visibile anche nella selezione ufficiale.
VENEZIA COME TERMOMETRO DEL CINEMA GLOBALE
Ancora una volta, Venezia si conferma luogo di sintesi tra il passato glorioso del cinema e le nuove tensioni narrative. La Mostra ha offerto uno spaccato prezioso delle direzioni artistiche future, delle sensibilità in trasformazione, delle estetiche che si affacciano su un mondo incerto ma pieno di voci.
Un’edizione che ha restituito al cinema la sua funzione più autentica: raccontare l’umanità, attraverso lo sguardo degli artisti, con coraggio, delicatezza e visione.
A cura della redazione di ONOFF MAG
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