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Venezia 81 - La Mostra che incanta il mondo

Celebrità, visioni, narrazioni. E una macchina perfetta che ogni anno fa la storia del cinema

di ONOFF MAG

Mentre si avvicina la giornata conclusiva della 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il bilancio di questa edizione sembra già scritto: Venezia 2024 è stata, senza dubbio, una delle più importanti degli ultimi anni. Non solo per la qualità dei film selezionati o per la presenza di star internazionali, ma per quella rara capacità, tutta veneziana, di tenere insieme visione e radicamento, profondità e spettacolo, ricerca autoriale e linguaggio globale.

In un’epoca segnata da mutamenti profondi nel modo in cui consumiamo, interpretiamo e produciamo cinema, la Mostra si è confermata come il baricentro di una riflessione collettiva e globale sull’immaginario contemporaneo. Il Lido non è solo un luogo fisico: è un punto di incontro tra estetiche, economie e idee. E quest’anno, più che mai, lo si è percepito in ogni angolo della Mostra.

Dietro l’eleganza delle proiezioni, l’equilibrio dei cartelloni, la puntualità delle conferenze stampa e l’accessibilità delle sale, si muove una macchina organizzativa straordinaria. Un sistema preciso, raffinato, che gestisce con meticolosità centinaia di eventi, migliaia di ospiti, decine di migliaia di presenze giornaliere. A dirigere questa complessa e affascinante architettura c’è Alberto Barbera, direttore artistico che nel corso del tempo ha saputo restituire al festival veneziano un ruolo centrale, consolidandone il profilo internazionale. Barbera, con il suo sguardo attento e mai scontato, ha curato una selezione che ha saputo affiancare opere di maestri assoluti a voci emergenti, blockbuster attesi a film sperimentali, documentari poetici a distopie visive di straordinaria audacia.

I numeri parlano chiaro. Sono stati proiettati oltre 270 film, distribuiti tra Concorso, Fuori Concorso, Orizzonti, Giornate degli Autori, Settimana Internazionale della Critica e Biennale College. Hanno partecipato più di 12.000 accreditati, tra cui oltre 2.500 giornalisti e inviati da oltre 500 testate internazionali. Una partecipazione imponente, che testimonia quanto la Mostra sia oggi, per il cinema e per chi lo racconta, un appuntamento imprescindibile.

E se il glamour è stato ben rappresentato sul tappeto rosso, con l’arrivo di artisti come Angelina Jolie, Lady Gaga, Nicole Kidman, Tilda Swinton, Bradley Cooper, Julianne Moore, Daniel Craig, Isabelle Huppert, Vincent Lindon e Joaquin Phoenix, non si è mai trattato di presenze vuote o convenzionali. Al contrario: ogni nome è stato associato a un film potente, sfaccettato, capace di sorprendere o dividere, ma mai di passare inosservato. Maria di Pablo Larraín, interpretato da Angelina Jolie, ha offerto un ritratto dolente e rigoroso di Maria Callas, mentre Joker: Folie à Deux ha confermato l’energia esplosiva e metamorfa di Lady Gaga. E ancora: The Room Next Door ha segnato il ritorno in grande stile di Pedro Almodóvar, mentre The Brutalist di Brady Corbet ha esplorato il legame tra architettura e identità in un’opera visivamente magnetica. Queer, firmato da Luca Guadagnino, ha provocato discussioni e riflessioni sul linguaggio e sulla fedeltà ai testi originali, mentre 2073 di Asif Kapadia ha spinto il documentario verso un orizzonte fantascientifico di rara suggestione.

Ciò che rende Venezia unica è proprio la sua capacità di intrecciare queste traiettorie diverse, di creare un ecosistema in cui il cinema non è mai ridotto a formato, ma viene trattato come linguaggio vivo, mutante, necessario. A differenza di altri festival internazionali – Cannes, spesso troppo autoreferenziale e rigido, o Berlino, sempre più orientata verso una selezione sociale ma didascalica – Venezia sa essere insieme laboratorio e vetrina, rito collettivo e spazio critico. È probabilmente per questo che, da almeno un decennio, la Mostra è diventata il punto di riferimento per la stagione cinematografica globale.

A poche ore dalla cerimonia di premiazione, l’atmosfera è quella delle grandi vigilie d’attesa. Ma la sensazione diffusa, tra pubblico, stampa e addetti ai lavori, è che quest’anno il vero premio sia già stato assegnato: alla capacità del festival di restituire dignità e centralità al cinema come atto culturale complesso. Venezia 2024 è stata un festival che ha parlato più lingue, ospitato più immaginari, ascoltato più voci che mai. E l’ha fatto senza mai rinunciare al rigore, all’attenzione, al coraggio.

C’è chi vincerà il Leone d’Oro. Ma chiunque abbia attraversato questi dieci giorni intensi e fertili sa che la vittoria più importante è già avvenuta: quella di un festival che continua, anno dopo anno, a raccontare il presente con uno sguardo ampio, inclusivo e appassionato. Un festival che, ancora una volta, ha ricordato a tutti cosa può essere davvero il cinema.

A cura di ONOFF MAG

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  • 06 settembre 2024
  • Cinema
  • Venezia
  • Claudio
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