La valle dei sorrisi: il nuovo horror italiano
È da pochi giorni nelle sale, in più di 300 copie distribuite in tutta Italia, La valle dei sorrisi, il nuovo film di Paolo Strippoli, che dopo Piove torna a esplorare il genere horror contaminandolo con un forte sostrato psicologico ed emotivo.
Trama
Il film è ambientato a Remis, un villaggio apparentemente idilliaco che custodisce però un segreto oscuro: ogni settimana gli abitanti si radunano per affidare il proprio dolore a un ragazzo, un “prescelto” capace di assorbirlo attraverso un abbraccio rituale. Un sistema che permette alla comunità di vivere serena, ma che rivela presto i suoi lati più inquietanti, costringendo i protagonisti a interrogarsi sul prezzo reale della felicità collettiva.
Cast
Tra i protagonisti troviamo Michele Riondino, in una delle sue prove più intense e fragili, affiancato da un cast corale che dà corpo e voce a una comunità sospesa tra mito e tragedia. Le interpretazioni sono state molto apprezzate dalla critica, in particolare la capacità di Riondino di restituire la tensione interiore di un uomo lacerato dal lutto.
Che tipo di film è
La valle dei sorrisi non è un horror tradizionale: più che sui jump scare, punta a costruire un’atmosfera disturbante e inquieta, lavorando su suono, fotografia e montaggio per insinuare lentamente il senso di pericolo. È un racconto sul dolore, sul bisogno di contatto umano e sulla tentazione di cancellare la sofferenza senza affrontarla. Il risultato è un’opera che mescola suggestioni folk-horror e riflessioni psicologiche, inserendosi in un filone internazionale ma mantenendo un’identità tutta italiana.
Cosa dice il pubblico
Gli spettatori si dividono:
In generale, però, il pubblico riconosce al film la capacità di toccare corde emotive profonde, andando oltre l’intrattenimento e aprendo domande universali sul dolore e sulla memoria.
Il punto di vista di ONOFF MAG
L'abbiamo visto ed apprezzato a Venezia, secondo noi La valle dei sorrisi rappresenta un passo importante per il cinema di genere italiano: un horror che sceglie la strada dell’allegoria e della riflessione, più che quella della pura paura. È un film che riesce a dialogare con il panorama internazionale mantenendo una forte identità, capace di sorprendere per maturità visiva e tematica. Pur con alcuni passaggi narrativi meno incisivi, il progetto di Strippoli conferma come l’horror possa essere anche terreno fertile per parlare di emozioni universali e fragilità umane.
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