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CANNES 2025 : IL CINEMA È ANCORA UNA PROMESSA DI LIBERTÀ

Tra applausi, blackout, standing ovation e un’inaspettata dose di tensione politica, il Festival di Cannes 2025 si è chiuso come uno dei più vibranti e simbolici degli ultimi anni. Non è stato solo il glamour a dettare il ritmo della Croisette, ma una sensazione palpabile di urgenza, di riflessione e di coraggio. Cannes, mai come quest’anno, si è trasformata in una vera e propria arena di resistenza culturale, dove il cinema ha alzato la voce, affrontando questioni scottanti come la libertà di espressione, la memoria storica e il diritto alla dignità.

Al centro della scena, il ritorno trionfale di Jafar Panahi, regista iraniano a lungo perseguitato dal regime del suo Paese, che con il suo film It Was Just an Accident ha conquistato la Palma d’Oro. Un’opera potente, carica di tensione morale, che ha raccolto l’unanimità della giuria e del pubblico, diventando il simbolo perfetto di questa edizione: un cinema che non si limita a raccontare, ma che interroga, sfida, provoca.

In un’edizione segnata anche da un sabotaggio alla rete elettrica – risolto con prontezza grazie a un sistema di backup – Cannes ha dimostrato che la macchina del cinema, quando ben oliata da idee forti e visioni autentiche, sa andare avanti anche al buio.


GLI ALTRI PREMI: STORIE INTIME, VISIONI POTENTI

Dopo la Palma d’Oro a Panahi, il palmarès di Cannes 2025 ha continuato a tracciare una linea narrativa precisa: premiare film capaci di scavare a fondo nei rapporti umani, spesso mettendoli a confronto con il contesto storico e politico che li avvolge.

Il Grand Prix, secondo riconoscimento più prestigioso, è andato a Sentimental Value del norvegese Joachim Trier. Un racconto toccante sul complesso legame tra una figlia attrice e un padre regista in crisi, che intreccia metacinema e riflessione autobiografica con eleganza e profondità. Il film ha colpito per il suo tono misurato e per le interpretazioni intense, in particolare quella di Stellan Skarsgård, in uno dei suoi ruoli più umani e vulnerabili.

Il Premio della Giuria, assegnato ex aequo, ha invece riconosciuto due opere molto diverse per stile e ambientazione, ma simili per la forza della loro visione. Il primo, Sirât di Óliver Laxe, è un viaggio mistico tra le montagne del Marocco, un film essenziale e contemplativo che esplora il confine tra spiritualità e resistenza. Il secondo, Sound of Falling della regista tedesca Mascha Schilinski, ha affascinato per la sua narrazione rarefatta e per la capacità di rendere tangibile la solitudine urbana attraverso una regia intima e lirica.

La Miglior Regia è andata al brasiliano Kleber Mendonça Filho per The Secret Agent, un thriller politico ambientato negli anni più bui della dittatura militare. Con un’estetica rigorosa e una tensione costante, il film racconta un episodio oscuro della storia del Brasile, affidando al magnetismo dell’attore Wagner Moura – premiato anche come Miglior Attore – il compito di incarnare il volto ambiguo del potere e della ribellione.

Sul versante femminile, il premio per la Miglior Attrice è stato conquistato da Nadia Melliti, protagonista di La Petite Dernière, una storia di formazione che racconta con autenticità e ironia le sfide dell’identità femminile nel contesto di una famiglia multiculturale nella periferia parigina. Melliti, al suo primo ruolo da protagonista, ha incantato la giuria per la delicatezza e la forza del suo personaggio.

Infine, il premio per la Miglior Sceneggiatura è stato assegnato ai fratelli Dardenne per Young Mothers, un ritratto realistico e commovente della maternità giovanile, dove l’etica sociale incontra il realismo documentaristico tipico del loro cinema. Un riconoscimento alla scrittura come atto politico e sociale, capace di dare voce a chi spesso resta invisibile.

 

FUORI DI MARIO MARTONE: UN RITRATTO DI GOLIARDA SAPIENZA TRA CARCERE E LIBERTÀ

Unico film italiano in concorso a Cannes 2025, Fuori di Mario Martone ha rappresentato una delle proposte più intense e discusse della selezione ufficiale. Ispirato ai testi autobiografici di Goliarda Sapienza, in particolare L’università di Rebibbia, il film racconta l’arresto della scrittrice per furto e il periodo di detenzione nel carcere romano, dove stringe legami fortissimi con le altre detenute.

Valeria Golino interpreta una Sapienza fragile, orgogliosa, acutissima, affiancata da Matilda De Angelis e Elodie nei ruoli di Roberta e Barbara: tre donne diversissime che si trovano a condividere uno spazio di reclusione che diventa anche luogo di trasformazione e riconoscimento reciproco. Martone alterna realismo e sospensione poetica, immergendo lo spettatore in una narrazione non lineare ma fortemente coerente sul piano emotivo.

Pur non ricevendo premi ufficiali, Fuori ha acceso un dibattito appassionato, confermando Martone come uno dei registi italiani più capaci di dialogare con il presente attraverso la memoria. Il film non è solo il ritratto di una scrittrice scomoda: è un manifesto sommesso e lucido sulla possibilità di rinascita dentro i margini della società.

 

UNA RIFLESSIONE OLTRE IL PALMARÈS

Cannes 2025 ha avuto il coraggio di essere contemporanea, pur non inseguendo mode. La selezione di quest’anno, più che mai, ha messo al centro opere che pongono domande e che sfidano lo spettatore a uscire dalla sala con una nuova consapevolezza. È un cinema che parla della fragilità, delle resistenze, dell’amore in tempi difficili. Un cinema dove l’autorialità torna a essere un atto etico prima ancora che estetico.

E se è vero che i festival servono anche a fotografare lo stato dell’arte, questa edizione ci consegna un’immagine nitida: la rinascita di una forma cinematografica che non ha paura della complessità, che trova forza nella verità, anche quando fa male. Un’immagine che, come OnOff Mag racconta da sempre, ci ricorda che l’arte, quando è sincera, resta il più potente degli atti politici.

  • 24 maggio 2025
  • Cinema
  • Cannes
  • Claudio
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